Un insolito tratto di cresta dei Sibillini

Pizzo Berro dal Bove Sud per Forca della Cervara


Una bella camminata sui Sibillini era quello che ci voleva, dopo giorni di calura estiva le creste delle montagne di casa potevano rappresentare una “ariosa” rinfrescata ed insieme una appagante soluzione alla voglia di montagna. Era da molto tempo che volevo conoscere da vicino e magari calpestare la cresta che unisce il monte Bove Sud al Pizzo Berro; le opzioni che mi erano venute in mente erano due, o percorrere tutta la val di Panico da Casali ed una volta in cresta scegliere se dirigersi verso il Bove o verso il Berro per poi chiudere un ipotetico anello, oppure arrivarci direttamente dal Bove Sud fino al Berro e percorrerla tutta ed in questo caso senza nessun anello ritornando indietro sullo stesso sentiero dell’andata. Da Ascoli Piceno sembra tutto semplice e a portata di mano ma raggiungere Casali non lo è così tanto e dopo più di un’ora di auto abbiamo preferito fermarci a Frontignano, all’hotel Felicita dove è in piena attività la seggiovia che sale in quota e che nel periodo estivo scarica sulla montagna una invasione di colorati e “casinisti” bikers. L’apertura degli impianti è molto comoda per non dire tarda, le 9, ma l’idea di risparmiarsi più di quattrocento metri di dislivello e di essere scaricati praticamente sulle creste è ghiotta; in fondo eravamo lì per goderci i panorami dei Sibillini e salire da quel versante ci avrebbe dato la possibilità di percorrere integralmente l’intera cresta che chiude la val di Panico. Alla biglietteria ci consigliano di portarci abbigliamento pesante, in quota c’è vento e quando su quelle montagne si dice che c’è vento vuol dire che “tira” davvero, di certo rappresentava la soluzione alla calura dei giorni scorsi; eravamo equipaggiati ma nonostante tutto in seggiovia il solo guscio è stato a malapena sufficiente. Volentieri e di buona lena ci siamo buttati sulle carrarecce di servizio degli impianti che salivano al monte Cornaccione, il vento era fresco e teso, una sgambata veloce ci ha ridato subito le temperatura giusta. Al secondo impianto, chiuso (non poteva essere altrimenti trattandosi di uno sky lift) , dove la strada devia per poi scendere e traversare fino a Passo Cattivo abbiamo preso il sentiero che vira verso il monte Bicco, con pendenza leggera ed un traverso molto bello da percorrere quasi lo sfioriamo quando raggiungiamo la cresta dell’immenso catino del vallone del Bove. Una volta in cresta prendiamo a destra, pochi sentieri ci sono familiari come questi eppure il fascino non viene mai meno. In leggera salita superiamo una prima sassosa cima che prelude quella del Bove Sud; l’affaccio sul vallone morenico è imponente di una bellezza primordiale e ruvida, come del resto la parete del Bove che scende ripida verso il catino. Pochi passi e aggiriamo la vetta principale a pochi metri dalla cima, il vento già teso diventa una frusta che a folate ci scuote. Una volta aggirata la cima si apre uno dei più bei panorami dei Sibillini; lo sguardo sulla lunga cresta che attraversa Passo Cattivo e che raggiunge Cima Vallinfante e poi il Porche fa allungare la fantasia fino al Redentore; di fronte a noi dall’altra parte della valle, dal Porche si dipana sinuosa e lunga la sottile cresta che dopo essersi alzata sulla Cima di Vallelunga si esalta sulla esile vetta della Sibilla, sotto i nostri piedi il sentiero ben marcato, dopo aver sfiorato i ruderi dei vecchi e mai usati impianti della funivia del Bove (non la smetterò mai di dire che è uno degli scempi più inutili e assurdi mai perpetrati sulle nostre montagne) si allunga su una contorta e profonda cresta che dopo aver attraversato la stretta Forca della Cervara sale ripida al Pizzo Berro, nel mezzo di queste due tra le più belle creste di questo gruppo montuoso la lunga valle del Tenna, fino alle scure gole dell’Infernaccio, una valle lunghissima e magnifica. Queste montagne non finiscono mai di stupire; enormi e ripide si dipanano e si uniscono in un insieme infinito di creste, che ora sottilissime ora larghe e rotonde uniscono in un viaggio continuo tutte le cime. Una volta saliti in quota non si scende mai sotto il 1600/1700metri, magari si è costretti a ritornare sui propri passi in qualche piccolo tratto, ma di fatto si rimane sempre in alto, in bilico tra valli profonde a scavalcare una dopo l’altra tutte le vette di questo meraviglioso comprensorio. E da dove eravamo non serviva la fantasia per vedere questo lungo viaggio di cresta, era tutto intorno, si doveva solo iniziare a muovere il primo passo per iniziarlo. Sibillini che passione !!!! Dopo tanto fantasticare e sognare sono tornato con i piedi per terra e al nostro piccolo progetto, il Pizzo Berro era là davanti, massiccio e devo dire anche ripido, le linee della cresta portavano alla corona sommitale, credo inevitabilmente alla piccola ferratina, alla famosa catena che finalmente avrei avuto modo di conoscere. Prima però si doveva scendere l’erboso paginone del Bove dove a fare compagnia sono gli scheletri di un impianto di risalita anche questo mai utilizzato e forse anche mai terminato di costruire. Dove le rotondità finiscono e il pendio si accentua inizia la tortuosa e sottile cresta che da tempo desideravo percorrere; mica me la ricordavo così sottile, mi viene il dubbio di averla mai osservata veramente bene. Finito il lungo paginone, tenendosi un po’ sulla destra per non finire nelle ripide pareti che precipitano dentro la valle di Panico, inizia un leggero sentiero che diventa più marcato quando si delinea il filo di cresta; il sentiero corre su un sperone sottile che precipita verticale nella valle, la linea ricorda la cima della Sibilla, una piccola Sibilla da superare con attenzione. Un sentiero poco marcato la traversa qualche decina di metri sotto, sul pendio molto ripido che scende verso la valle del Tenna, lo useremo al ritorno; la piccola e accuminata vetta la superiamo su filo di cresta, davvero accattivante, qualche passaggetto esposto ma sempre facile, serve solo passo sicuro. Fino alla Forca della Cervara il sentiero corre ora sotto il filo di cresta ora sul filo stesso, sempre molto panoramico, molto verticale sulle valli vicine e di grandissima soddisfazione; oltre la sella, il Berro sembra diventare sempre più un muro verticale, il sentiero si perde in pratoni larghi e ripidi, si sale prima un grosso “mammellone” e poi ci si inoltra sullo spigolo che sale direttamente al canalino del Berro, già evidente dal basso, dove scorre la famosa catena, la “ferratina” dei Sibillini. Superato il “mammellone” erboso, si segue lo spigolo che sale verso l’evidente canalino, pochi ometti qua e là, si sale più in maniera intuitiva che su un vero e proprio sentiero. Alcuni tratti si intuiscono, e sono marcati, altri tratti si salgono scalettando sui gradoni del pendio, si aggira uno spigolo roccioso fino a portarsi sotto le placche rocciose del Berro. Una piccola terrazza erbosa, è lì la catena che ci attende, i primi metri leggermente ripidi su una placca che comunque ha qualche appiglio e poi per piccoli salti, sempre sicuri si sale fino in cresta. La vetta è qualche decina di metri sulla destra, ci arriviamo quando le nuvole che fino a poco prima coprivano la montagna si diradano come ad averci dato appuntamento. La tentazione di salire al Priora è forte, ma la processione di escursionisti sulla lunga cresta ci fa desistere; meglio fermare il tempo e godersi il panorama bellissimo sugli interi Sibillini che si gode dal Berro per poi riprendere la via del ritorno esattamente sulla stessa via dell’andata. Ricomincia il su e giù per la linea di cresta, questa volta traversiamo sotto la “piccola Sibilla” tagliando il pendio scosceso; un po’ noiosi i pratoni che salgono al Bove Sud, veloce il sentiero che dalla cima raggiunge la stazione della seggiovia. Ci fermiamo al Felicita per riempire lo stomaco, non è stato semplice mangiare però, quasi alle 4 del pomeriggio si è fuori tempo massimo e le cucine sono chiuse, mica come al nord dove i rifugi hanno sempre le porte aperte per gli escursionisti! Comunque supplicando una polenta con goulash riusciamo a strapparla e la giornata “sibillina” si chiude degnamente. Letta superficialmente, soprattutto usufruendo dello “strappo” in seggiovia, l’escursione può sembrare una passeggiata; non è esattamente così, è una lunga passeggiata di più di dieci chilometri, con più di novecento metri di dislivello, con alcuni tratti del percorso esposti o su traversi molto ripidi. Insomma da soddisfazione ed è da fare! Da tenere in conto che la seggiovia è aperta nel periodo di innevamento e solamente in Agosto.